Rara Vertebra Fossile Rettile Preistorico Cotilosauro Primitivo Captorhinus aguti mm 1 x 1 Permiano Paleozoico Collezionismo Paleontologia Museo.
Vertebra Fossile caudale che mostra una struttura autotomica, ovvero la capacità di fratturare in due pezzi l'osso in modo che la coda dell'animale si stacchi permettendo di sfuggire a un predatore.
Di difficile reperimento, campione fossile integro di buona qualità con dettagli apprezzabili molto ben conservati dell'evidente sutura che consente di osservare la sezione centrale della vertebra. Non restaurato.
In scatolina plexiglas diam. cm 3, pezzo unico, come in foto.
Disponibile
a questo link 100 gr di
Sedimento Fossilifero di ottima qualità del Permiano Inferiore con molti piccoli Reperti Paleontologici, sia frammenti che materiale integro di ossa delle dita dei piedi, mascelle, piastre craniche, denti, corpi vertebrali (intercentra), estremità delle ossa degli arti, ecc. La maggior parte degli esemplari sono di Rettili Preistorici Cotilosauri quali Captorhinus magnus e Captorhinus aguti.
Autotomia. Un recente studio ha rivelato che un antico gruppo di rettili sarebbe stato in grado di “recidere” la propria coda per sfuggire ai predatori.
I captorinidi (Famiglia: Captorhinidae) sono un gruppo di rettili estinti dall’aspetto simile a quello delle lucertole attuali, vissuti tra i periodi geologici del Carbonifero superiore e del Permiano, tra circa 300 e 250 milioni di anni fa. Questi rettili, essendo per la maggior parte di dimensioni medio-piccole, dovevano cercare cibo evitando di essere cacciati da predatori di taglia maggiore, come ad esempio grandi anfibi carnivori.
Come afferma il team di ricerca dell’Università di Toronto Mississauga, uno dei modi in cui questi animali potevano sfuggire al pericolo era praticare l’autotomia della coda, ovvero “perdere” questa parte del corpo, analogamente a quanto si può osservare per convergenza evolutiva in molte specie di lucertole odierne. Ad avvalorare questa
ipotesi è stata la scoperta di vertebre caudali fragili, con centri vertebrali caratterizzati da solchi, simili a crepe. È probabile che fossero proprio queste fessurazioni ossee ad aver permesso alle vertebre di rompersi in situazioni di pericolo, per esempio in seguito ad un morso di un predatore. In particolare, i paleontologi hanno osservato che queste crepe erano molto più profonde negli esemplari giovani, mentre negli adulti tendevano ad essere meno marcate. Ciò confermerebbe l’ipotesi dell’autotomia come strategia antipredatoria, dal momento che, analogamente a quanto si verifica nei rettili attuali, anche nei captorinidi il tasso di predazione degli individui giovani doveva essere molto più alto rispetto a quello degli adulti.
Come pubblicato su Scientific Reports, ad oggi sembra che i captorinidi siano stati gli unici rettili del Permiano ad aver avuto una simile strategia di difesa, tanto che potrebbe essere stata proprio quest’ultima la chiave del loro successo evolutivo, permettendo loro di raggiungere una distribuzione quasi globale, prima di estinguersi alla fine del Permiano, circa 250 milioni di anni fa.
La capacità di praticare l’autotomia della coda è un tratto che al momento è stato osservato solamente nei captorinidi e in alcuni gruppi di lacertidi più recenti, vissuti a partire da circa 70 milioni di anni fa.
Captorhinus è un genere estinto di rettili captorhinidi (Reptilia, Eureptilia, Captorhinida, Captorhinidae, un tempo raggruppati nei Cotylosauria) che visse durante il periodo Permiano. I suoi resti sono conosciuti dal Nord America, Europa, India e Africa.
Tra le diverse forme di Captorhinus, ci sono tre specie principali che sono le più conosciute:
Captorhinus aguti, Captorhinus magnus e Captorhinus laticeps. Il C. aguti è la specie tipo di Captorhinus.
Il Captorhinus magnus è stato finora identificato solo dalla località di Richards Spur in Oklahoma, un sito che ha anche prodotto i resti di C. aguti. I fossili di C. magnus si trovano prevalentemente nelle regioni di riempimento di fessura più profonde del complesso, mentre nei sedimenti superiori i resti di C. magnus sono estremamente rari. Ciò suggerisce la sostituzione ecologica di C. magnus con la piccola C. aguti durante il primo Permiano.
Gli elementi scheletrici di Captorhinus magnus possiedono una morfologia quasi identica a quegli elementi di Captorhinus aguti, con la sola eccezione della differenza di dimensioni. Captorhinus magnus era in media circa il doppio di C. aguti. Un'altra importante differenza tra le due specie è che i denti di C. magnus sono disposti in un'unica fila.
Nel 1882, Edward Cope descrisse questo reperto come Ectocynodon aguti. Il nome era stato poi rivisto più volte da diversi paleontologi mentre venivano scoperti altri generi. Captorhinus deriva dalla parola latina "captor", che significa "colui che cattura qualcosa" e dalla parola greca "rhino" che significa "del naso". Questo si basa sulla teoria che la premascella tipicamente curva di Captorhinus potrebbe essere stato usata per catturare le prede.
Possibili prede della fauna conosciuta del primo Permiano sia del Texas che dell'Oklahoma potrebbero aver incluso altri piccoli amnioti, piccoli temnospondili e lepospondili. Le dimensioni relativamente ridotte del corpo dei captorhinidi suggeriscono che erano probabilmente in competizione per il cibo solo con i giovani di varanopidi e sphenacodontidi.
I
Cotilosauri (Cotylosauria) sono un ordine di Rettili fossili della sottoclasse Anapsida (rettili a cranio compatto, da cui derivarono le odierne tartarughe) la cui origine risale al Carbonifero. Furono i primi rappresentanti della classe dei rettili, caratterizzati da corpo tozzo, cranio pesante e privo di finestre e arti corti: un aspetto generalmente simile a quello degli anfibi primitivi. All'inizio della loro storia i cotilosauri erano piccoli animali simili agli anfibi, ma differenti da essi per numerosi caratteri, tra cui il palato, la volta cranica, l'orecchio interno e le vertebre; il carattere fondamentale, però, è la formazione dell'amnios, una membrana che avvolge l'embrione, il quale resta in questo modo immerso nel liquido amniotico. Questo uovo amniotico è fondamentale per un miglior adattamento alla vita terrestre, e consente al rettile di riprodursi al di fuori dell'ambiente acquatico a cui erano vincolati la maggior parte degli anfibi.
Comparsi nel Carbonifero superiore dell'Era Paleozoica, all'inizio del periodo Permiano i cotilosauri si svilupparono e prosperarono, diversificandosi in moltissime specie di varie forme e dimensioni. Tra i gruppi principali da ricordare i protorotirididi, i più antichi, simili a lucertole (tra cui Hylonomus), e i captorinidi, più grossi e robusti (tra cui Captorhinus e Labidosaurus). Altre forme via via più specializzate sono i millerettidi (forniti di finestre temporali e un tempo ritenuti essere gli antenati dei diapsidi), i mesosauridi (tra cui Mesosaurus, un animale simile ad un coccodrillo, ritornato a uno stile di vita prettamente acquatico) e i grandi pareiasauri (tra cui Scutosaurus e Pareiasaurus, simili a rinoceronti). Tra questi ultimi sono stati ricercati i possibili antenati delle tartarughe.
Nel corso del Permiano i cotilosauri diedero origine ad altri animali più specializzati, come i sinapsidi (ad esempio Dimetrodon) e i diapsidi (i piccoli areoscelidi), che divennero ben presto feroci competitori dei cotilosauri; questi ultimi, così, subirono una drastica riduzione alla fine del periodo, e nel Triassico sopravvisse un solo gruppo, quello dei procolofoni, simili a tozze lucertole. Alla fine del Triassico scomparvero anche questi ultimi rettili primitivi.
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