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Gradevoli reperti fossili di Bryozoa Ectoprocta Fenestellidae del Carbonifero Mississipiano dell'Alabama, campioni rappresentativi da collezione di buona qualità e in ottimo stato di conservazione, con evidenti ed apprezzabili dettagli della sagoma dell'esoscheletro a vite, frammento della maglia calcarea della colona arborescente incrostante calcificata di cui facevano parte quando erano in vita.
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Archimedes è un genere di Briozoi Fenestrati (o Fenestrida) con scheletro calcificato, appartenenti alla famiglia Fenestellidae (ordine Stenolaemata).
Fu chiamato Archimedes nel 1838 per via della sua
forma a cavatappi, in analogia con la vite di Archimede, un tipo di pompa ad acqua che ha ispirato le moderne eliche navali. Tali forme sono piuttosto comuni come fossili ma sono estinte dal Permiano.
Questi briozoi vissero dal periodo Carbonifero al periodo Permiano (345 a 268 milioni di anni fa), quando questo genere si estinse.
I resti più comuni sono frammenti della
maglia calcarea staccatisi dalla struttura centrale. I campioni in cui la rete rimane attaccata alla struttura centrale sono rari. Come altri briozoi, Archimedes formava
colonie; all'interno dei rami, gli individui vicini erano in contatto attraverso piccoli canali. La maggior parte dei fossili di questo genere sono distribuiti in Europa e nel Nord America, ma sono stati trovati anche in sedimenti in Afghanistan, Canada, Russia e Australia.
Il phylum
Bryozoa (Briozoi) o, più correttamente,
Ectoprocta, è composto da piccoli animali
invertebrati acquatici, quasi esclusivamente marini, che vivono in
colonie arborescenti ancorate ad un substrato sommerso. Sono detti anche
organismi incrostanti in quanto causano incrostazioni sulle carene delle navi e su strutture marine sommerse.
Il nome deriva dal greco bryon = muschio e zoion = animale, poiché l'aspetto delle colonie ricorda quello del
muschio.
I Briozoi vivono su fondali rocciosi, ma anche sabbiosi e limosi, preferiscono ambienti marini tropicali, tuttavia per la loro distribuzione mondiale possono definirsi cosmopoliti.
Una colonia di Briozoi è formata da singoli individui che raggiungono al massimo mezzo millimetro. Ognuno vive racchiuso in un
involucro allungato a doppia parete, calcareo o chitinoso, a volte chiuso da un opercolo.
Ciascun individuo è costituito da una parte che si trova permanentemente dentro la teca, ed una che ne fuoriesce, a forma di
polipo, munita di una cresta rilevata, il lofoforo (sono detti anche
Lofoforati, come i
Brachiopodi), che porta una corona di
tentacoli intorno all'apertura boccale, i quali fungono da organi per l'alimentazione, la respirazione e la percezione degli stimoli esterni.
Il
lofoforo nei Briozoi marini ha forma circolare, mentre in quelli di acqua dolce è a forma di ferro di cavallo. Si cibano di plancton e di particelle organiche che catturano filtrando l'acqua.
Hanno un apparato digerente ricurvo ad U, con la bocca vicina all'ano nella parte superiore e stomaco e intestino in quella inferiore.
Le colonie sono generalmente
polimorfiche, cioè possono assumere una forma diversa a seconda della loro funzione (pulizia, riproduzione, difesa ecc.).
I Briozoi sono generalmente sessuati
ermafroditi. Dall'embrione si sviluppa una larva ciliata tipo
trocofora, a forma di cono appiattito con ciuffo apicale di ciglia. Le larve, dopo la schiusa, scendono sul fondale del mare e, con l'apice rivolto verso il basso, si fissano ad un substrato fondando una nuova colonia per gemmazione.
I Bryozoa comprendono anche il sottotipo
Entoprocta, con bocca e ano che si aprono all'interno del lofoforo. Di queste forme non esiste una testimonianza fossile, poiché esse sono prive di scheletro.
Da studi su ritrovamenti fossili emerge che i Briozoi sono comparsi, con innumerevoli specie, nel
Cambriano, ed ebbero la massima espansione nel periodo tra l'
Ordoviciano e il
Carbonifero, con la comparsa di numerose nuove specie, e nel periodo tra
Giurassico e Cretaceo.
Attualmente si conoscono circa
4000 specie viventi, buona parte delle quali risale al Paleozoico, e più di
15000 specie fossili.
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