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Metoposaurus Dente Fossile Anfibio Gigante Preistorico Triassico Collezione

Prezzo :
75,50
  • Codice Prodotto: F23706
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Descrizione

Provenienza : New Mexico (USA) - Bull Canyon Formation

Era Geologica : Triassico superiore (Norico)

Età : 227-208 milioni di anni

Misura : mm 12 x 5 x 3


Raro ! Dente Fossile Anfibio Gigante Preistorico mm 12 x 5 x 3 Metoposaurus diagnosticus Labirintodonti Temnospondili Estinti Mesozoico Triassico Collezionismo Paleontologia Museo.

Notevole campione fossile piuttosto grande di esemplare adulto, reperto di difficile reperimento, considerando che denti di queste dimensioni del Bull Canyon sono difficili da ottenere in quanto non si trovano molto spesso, e denti più grandi sono molto rari.
Fossile rappresentativo da collezione  e di  ottima qualità, con evidenti dettagli anteriori e posteriori della superfici dentarie e smalto ed estremità ben conservati.

Non ha subìto alcun restauro. Pezzo unico, come in foto.

Il Metoposauro (gen. Metoposaurus), il cui nome significa “Lucertola anteriore”, è un grande Anfibio Predatore Estinto dell’ordine dei Temnospondylia, sottordine Stereospondylia, famiglia Metoposauridae, vissuto nel Triassico superiore (circa 220 milioni di anni fa), quando questi animali sono stati progressivamente sostituiti dai Rettili.
I suoi resti sono stati rinvenuti in varie parti del mondo, tra cui Nordamerica, Europa e Africa del Nord. I metoposauri e i suoi parenti più prossimi erano quindi ampiamente distribuiti e comuni in tutta la Laurasia durante il tardo Triassico. Tra gli stereospondili, il metoposauro sembra essere stato uno degli ultimi sopravvissuti.
L'aspetto di questo anfibio, simile ad una enorme Salamandra, era davvero curioso: il corpo era estremamente largo e piatto, così come il cranio. Le zampe erano relativamente deboli e molto brevi, mentre la coda era robusta. Il cranio, che copriva circa un terzo della lunghezza del corpo, era abbastanza allungato e dotato di un'apertura boccale eccezionalmente ampia, circondata da una moltitudine di sottili denti aguzzi. Le orbite erano poste piuttosto in avanti e in posizione leggermente sopraelevata rispetto al resto del cranio. In generale questi animali erano lunghi circa un metro e mezzo, ma alcuni grandi esemplari potevano raggiungere i tre metri.
Adattamenti di questo tipo sono indicativi dello stile di vita del metoposauro: con tutta probabilità l'animale passava la maggior parte del suo tempo semisommerso nel fondale di acque basse e relativamente calme, lasciando sporgere gli occhi, in attesa di qualche preda che passasse nelle vicinanze. Non appena un pesce o un piccolo anfibio capitavano a tiro, il metoposauro spalancava l'enorme bocca. Il risucchio d'acqua creatosi spingeva la preda tra le fauci del metoposauro.
Un irrigidimento della colonna vertebrale, nella regione di contatto degli arti, era apparentemente essenziale per il nuoto, con una condizione che assomiglia a quella del tronco dei plesiosauri e, in una certa misura, degli ittiosauri, che confermano il modo di vita acquatico. Esaminando infatti la colonna vertebrale e le articolazioni degli arti di Metoposauro è stato ipotizzato che usavano gli arti come pinne e nuotavano compiendo movimenti simultanei e simmetrici simili ai plesiosauri.
Un recente studio condotto in Polonia suggerisce che l'ampia testa piatta, le ampie ossa piatte degli arti, le zampe larghe e la grande coda di Metoposaurus diagnosticus sono caratteristiche significative che hanno portato i ricercatori a concludere che nuotavano nei laghi effimeri durante la stagione delle piogge e utilizzassero la testa larga e piatta e gli avambracci per scavare sotto terra quando iniziava la stagione secca. Come tutti gli anfibi, aveva i polmoni al posto delle branchie e, probabilmente, rilevava le vibrazioni dell'acqua per cacciare. Come i pesci Polmonati, forse poteva far fronte alle carenze di acqua stagionali, entrando in uno stadio di vita sospesa nel fango secco di fiumi.
Alcuni giacimenti, ad esempio in Marocco, mostrano un insolito accumulo di fossili di metoposauro, con molti esemplari ammassati uno sull'altro. Evidentemente questi animali si erano radunati in poche pozze d'acqua in un periodo di estrema siccità. Quando poi anche queste pozze si inaridirono, i metoposauri si ritrovarono a morire in uno spazio angusto, in una sorta di “fossa comune”. I sedimenti, poi, ricoprirono le carcasse in modo abbastanza veloce da permettere una conservazione ottimale dei resti.
I predatori esatti di Metoposaurus sono sconosciuti, ma i fitosauri sono stati trovati strettamente associati nei letti delle ossa.
In anni recenti il metoposauro è stato oggetto di una pesante riclassificazione da parte dei paleontologi, e molte forme ascritte in precedenza a questo genere sono state ridescritte come appartenenti ad altri generi: così gli esemplari nordamericani più piccoli sono stati classificati nel genere Apachesaurus, mentre quelli più grandi nel genere Koskinonodon (precedentemente noto come Buettneria); la sopramenzionata forma marocchina, invece, è ora nota come Dutuitosaurus ouazzoui. Non vi è tuttavia una visione comune della classificazione dei metoposauri. Attualmente la tassonomia del metoposauro si basava sulla posizione dell'osso lacrimale. In ogni caso, questi animali appartengono tutti alla medesima famiglia (Metoposauridae) nell'ambito degli stereospondili, un gruppo di anfibi dai caratteri spiccatamente acquatici.

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