Mammuth e Avocado: destini legati. Dalla quasi estinzione ad una produzione insostenibile
Cosa hanno in comune un Avocado ed il Fossile di un Mammuth?
Cosa lega un Mammuth e tanti altri Animali Preistorici ormai estinti ad un avocado? Apparentemente niente penserete voi, invece ci sono millenni di evoluzione che dicono il contrario. Chi di voi gustando un polposo avocado non ha notato il suo seme così grande? Ma quanti di voi si sono chiesti il perché di questo seme sproporzionato? Provate ad ipotizzare qualcosa e ora se siete curiosi di sapere se la vostra è la risposta esatta continuate a leggere. Andiamo per ordine.
Come si riproducono le piante? Le piante prudenti…
Le piante per riprodursi possono “scegliere” vari modi: possono affidare la dispersione dei loro semi al vento, all’acqua o agli animali; in realtà ci sono anche altre strategie, ma rimaniamo sulla maggioranza. I primi due vettori sono ovviamente i più sicuri, visto che l’acqua ed il vento non mancano mai; tuttavia non sono molto efficienti, quindi in genere le piante devono produrre molti più semi per avere maggiori possibilità di successo. In compenso, non occorrono frutti dotati di polpa particolarmente appetitosa o succosa; è per questo, quindi, che la maggior parte delle piante si affida a questi due fattori per riprodursi.
…e quelle che amano il rischio…
Diversa è la scelta di affidarsi agli animali. Qui l’efficienza è maggiore, ma i rischi aumentano quanto più è selettiva la scelta degli animali incaricati di disperdere i semi. Ci sono così piante più prudenti che si affidano a qualsiasi animale di passaggio, con semi dotati di spine o uncini per aggrapparsi al pelo di qualsiasi Animale che li porti a zonzo. Oppure piante che si affidano agli Uccelli: in tal caso va bene qualsiasi pennuto, purchè mangi frutta. Ad altre piante piace invece il gioco d’azzardo e stringono relazioni specialistiche ed esclusive solo con alcune specie di animali. In questo caso l’efficienza è massima, in quanto il frutto è fatto su misura per determinati animali; resta però una strategia molto rischiosa, perché si finisce per legare il proprio destino a quello dell’animale. Finchè tutto procede bene è una meraviglia, ma se col tempo le cose cambiano e l’animale scompare, la pianta rischia di fare la stessa fine. Cominciate ad intuire il perché del seme gigante dell’avocado? Qualche indizio ora lo avete….
La grande estinzione dei Mammuth e della Megafauna americana
Torniamo ora indietro di qualche migliaio di anni. Circa 11-12000 anni fa il continente americano, da dove ha origine il nostro polposo frutto di Persea americana, Avocado per gli amici, ospitava una grande popolazione di animali giganteschi: Mammuth, bradipi alti 6 metri, Cavalli, Armadilli grandi come automobili, Cammelli enormi, Cervi giganteschi e tanti altri animali giganti, erbivori e carnivori che facevano parte della Megafauna americana del tempo. Circa 12700 anni fa, però, al termine del Pleistocene, ci fu una grande estinzione. Si stima che 90 generi di mammiferi nordamericani oltre i 44 kg scomparve. Bradipi, Tapiri, Cammelli e Cavalli giganti, Castori, Mammuth e Mastodon, tanti altri erbivori ed i carnivori che li predavano come lo Smilodon, insieme a Rettili e Tartarughe giganti, Uccelli giganti, Pesci come il salmone gigante dai denti a sciabola. Riguardo le cause di questa estinzione ci sono varie ipotesi: i cambiamenti climatici, una epidemia, un cataclisma come un asteroide come già accaduto ai Dinosauri o, tanto per cambiare, la comparsa dell’uomo nel continente americano, con i suoi metodi di caccia sempre più efficienti, o molto più probabilmente un insieme di alcune di queste cause.
Mammuth e Armadilli giganti: una scelta rischiosa
Tornando al nostro avocado, abbiamo trovato finalmente la risposta al nostro quesito iniziale, ricordate? Cosa lega un Mammuth e tanti altri Animali Preistorici ormai estinti al frutto dell’avocado? Ora lo sappiamo: ciò che lega le sorti della nostra povera pianta a tutto questo, è l’aver scelto come strategia di riproduzione proprio questi grandi erbivori del tempo. Da qui, le caratteristiche del suo frutto polposo ed appetitoso e del suo seme gigante. Quale altro animale, infatti, avrebbe potuto mangiare ed ingoiare, -senza danneggiarne il seme- un frutto del genere, se non un bradipo, un elefante, o qualche altro mammifero gigante? Perché, non dimentichiamolo, il seme, per assolvere al suo compito, non deve essere danneggiato, neanche nel tratto digerente; quindi va ingoiato così com’è, come una compressa dei nostri tempi. Questo spiega anche perché molte piante, tra le quali anche l’avocado, difendano il proprio seme riempiendolo di sostanze tossiche, proprio per evitare che venga smangiucchiato.
Mammuth Bradipi e Avocado: destini legati
Tutto andò bene, finchè questi grandi animali continuarono a fare il loro bel lavoro di dispersori di semi. Ma quando i poveretti, come il nostro Mammuth, si incaminarono verso l’estinzione, cominciarono anche i guai del nostro frutto di avocado che si era legato in maniera così stretta per la propria riproduzione a questi animali giganti preistorici. E questo perché animali di taglia più piccola non avrebbero certo potuto ingoiare il suo frutto così grande. Ma quando tutto sembrava ormai perduto, l’aiuto per evitargli lo stesso destino arrivò da qualcuno di inaspettato: il giaguaro. Chi l’avrebbe mai detto? Questi animali, infatti, erano abituati ad ingoiare grossi pezzi di carne: potevano così mangiare il frutto, che trovavano per fortuna molto appetitoso, senza danneggiarne il seme; in più i loro denti, fatti per ferire e lacerare la carne della preda, non erano adatti a triturare il seme. Il giaguaro, ovviamente, non poteva esser da solo la soluzione definitiva per evitare all’avocado di scomparire; ma servì per guadagnare tempo nell’attesa del vero salvatore. Ed indovinate chi fu costui? Di nuovo l’uomo: nel bene e nel male, a quanto pare, non facciamo mai mancare la nostra ingombrante presenza.
Dalla quasi estinzione ad una produzione insostenibile
Quando gli spagnoli arrivarono nel continente americano, l’avocado era ormai limitato a poche aree; il giaguaro aveva fatto il possibile, ma non poteva risolvere il problema totalmente. Per fortuna anche la nostra specie gradì molto questo frutto, che cominciò così a circolare in breve su tutto il pianeta, varcando i confini del centro e sud America ed arrivando ormai in tutto il mondo, tanto che oggi la produzione di avocado è triplicata nel giro di pochi anni, diventando addirittura insostenibile. L’avocado è ormai un frutto di gran moda: su forum, blog e siti di cucina non si fa che parlarne e suggerire ricette e proprietà; ad Amsterdam hanno addirittura aperto un ristorante interamente dedicato a lui. Il Messico è il principale esportatore, insieme al Perù ed al Cile, ma non solo: in Messico c’è un monumento a forma di avocado proprio per sottolinearne l’importanza economica.
Impatto ambientale Deforestazione ed Inquinamento
La continua crescita della domanda ha portato ad incrementare a dismisura le piantagioni, causando purtroppo la deforestazione di migliaia di ettari di terreni: prima vergini o dediti a più culture, ed oggi invece convertiti a questa monocultura, creando un danno ambientale enorme per la perdita di biodiversità, Ciò ha provocato la crisi di molte specie di Insetti, quali la Farfalla monarca ed altri animali, per l’utilizzo di fertilizzanti e sostanze chimiche nocive a basso costo; inoltre ha causato anche una crisi delle risorse idriche locali, per via della quantità di acqua necessaria per queste piantagioni così assetate di acqua. Si stima che per un solo frutto di avocado occorrano circa 70 litri di acqua. A questo, si aggiunge l’enorme inquinamento atmosferico provocato dai lunghi viaggi per trasportare i frutti in giro per il pianeta.
Et voilà: ci mancava solo l’avocado senza seme
Le peripezie del povero avocado non finiscono qui perchè, dopo aver sterminato i Mammut e gli altri animali che avevano il compito di propagarne il seme, noi uomini abbiamo deciso che quel seme così grande è, ahimè, ormai troppo ingombrante e fastidioso per i nostri gusti.
A proposito: quel seme gigante è un esempio di ciò che si chiama “anacronismo evolutivo“, cioè una caratteristica particolare della pianta che è solo il ricordo di un vecchio legame evolutivo.
Sono stati così selezionati dei frutti senza seme chiamati “avocado cocktail”, mettendo di nuovo a rischio il suo destino: una pianta senza semi, infatti, non può più riprodursi per via sessuale, ma solo attraverso cloni della stessa pianta, creati ovviamente dalla mano dell’uomo. Il rischio è che, mancando la diversità genetica, basta una malattia, un parassita o altro che colpisca quella pianta e tutte ne sarebbero colpite, come accaduto ad esempio con le banane….ma questa è un’altra storia.
Insomma: le avventure, o meglio disavventure di questa povera pianta sembrano non avere fine, quindi forse ora, quando avremo tra le mani questo bel fruttone polposo, guarderemo lui e soprattutto il suo bel seme gigante sicuramente con occhi diversi.
E se ora vuoi scoprire altre informazioni sui Mammuth, sui loro Fossili, i Denti, le Zanne, la loro scomparsa, leggi anche questo altro articolo del blog dedicato a loro: Mammuth e uomini primitivi e naviga nel nostro sito a caccia di Denti e Ossa Fossili di Mammuth, Dinosauri e di centinaia di altri Animali preistorici.