L’evoluzione dell’uomo: una storia iniziata 10 milioni di anni fa
Gran parte di ciò che sappiamo sull’origine e l’evoluzione dell’uomo proviene da ricerche di paleoantropologia (o paleontologia umana). La paleoantropologia è una disciplina dell’antropologia nata dallo studio dei resti fossili dell’uomo e altri ominidi ormai estinti.
I paleoantropologi ricercano e identificano i siti dove è possibile rinvenire le vestigia dei nostri antenati. Lo scopo è di determinarne l’età, descrivere le caratteristiche delle ossa e dei denti umani che ritrovano; inoltre serve per stabilire le correlazioni fra i diversi campioni anche per mezzo di analisi genetiche.
Faremo insieme un piccolo viaggio attraverso circa 10 milioni di anni della nostra storia, partendo dalle prime tracce dei pre-umani, e seguendone l’evoluzione, fino ad arrivare all’ultima, e unica, specie del genere Homo presente oggi sulla terra: Homo sapiens sapiens.
Scendiamo dagli alberi
I primati, che appartengono alla classe dei Mammiferi, in un periodo compreso tra i 12 e 10 milioni di anni fa, partendo da un comune antenato, si divisero in due rami: uno portò agli attuali esseri umani, l’altro diede origine, gradualmente, a specie tuttora viventi, vale a dire gorilla, scimpanzé, bonobo e orangutan, abitatori di foreste dalla vita prettamente arboricola, e a locomozione quadrupede.
I rappresentanti del nostro ramo, invece, iniziarono a condurre una vita diversa, scendendo dagli alberi. Dando avvio a un percorso che li portò a essere bipedi; contemporaneamente il volume del cervello aumentò fino a raggiungere le dimensioni tipiche dell’uomo moderno, cioè 1100 e 1300 cm3.
I fossili di Australopithecus africanus, uno dei primi ominidi vissuti fra i 3 e i 2 milioni di anni fa. Essi sono venuti alla luce in Africa negli anni ’20, mostrano interessanti segni dello sviluppo di questa forma di locomozione, dovuta molto probabilmente alla necessità dell’adattamento a nuove condizioni climatiche; che favorirono lo sviluppo di savane: l’andatura eretta, nell’erba alta, facilitava l’individuazione di prede e potenziali pericoli; l’osservazione dei dintorni dall’alto era più efficiente, più o meno come fanno oggi i cani della prateria e i suricati.
Incontriamo… i Beatles!
In Etiopia, nel sito di Hadar, sono stati ritrovati fossili di diverse specie animali. Tra questi, nel 1974, uno scheletro quasi completo di una femmina della specie Australophitecus afarensis. Questo scheletro è stato chiamato “Lucy” (dalla canzone dei Beatles “Lucy in the Sky with Diamonds”, che risuonava spesso durante gli scavi). Questo esemplare visse circa 3.2 milioni di anni fa ed era lungo poco più di un metro; le analisi effettuate sui femori dimostrarono che era dotata di locomozione bipede.
Louis Leakey, celebre paleantropologo britannico nato in Kenya, scoprì, nel 1964, una nuova specie di ominide. Decise di chiamarla Homo habilis: la prima, e più antica specie di ominide ad assumere il nome Homo. La sua comparsa è nella Gola di Olduvai in Africa (Tanzania) più di 2.8 milioni di anni fa. Vicino ai resti fossili delle ossa di questi ominidi, furono ritrovati anche molti manufatti in pietra (da cui il nome “habilis” dato alla specie). Dotato di una capacità cranica di circa 600–750 cm³, Homo habilis utilizzava ciottoli rozzamente scheggiati (choppers) con un solo margine tagliente, per frantumare ossa di animali come i mammuth e recuperarne il midollo.
Nel 1981, nel giacimento di Trinil dell’isola di Giava, Eugene Dubois scoprì i primi fossili -una calotta cranica, un molare e un femore– di Homo erectus, datati 1,8 milioni di anni.
Ci sono prove che questa specie comparve in Africa orientale, per poi migrare in Asia.
Alcune ipotesi fanno derivare Homo erectus da Homo ergaster, una specie con la quale conviveva nella stessa area, altre sostengono che questi due ominidi erano in realtà una sola specie.
Homo erectus, originariamente denominato Pitecantropo e anche Uomo di Giava, utilizzava asce a doppio filo e pietre bifacciali scheggiate sui due lati (amigdale) -molto più funzionali ed evolute rispetto ai precedenti strumenti– che utilizzava per scavare, tritare vegetali e per cacciare la megafauna presente nel suo territorio.
Diverse specie umane, Ibridazione e competizione con i Neanderthal
Dopo Homo erectus, emersero diverse nuove specie del genere Homo, alcune delle quali coesistettero per un certo tempo. Una di queste, Homo neanderthalensis, venne scoperta casualmente nell’Agosto 1856 da addetti agli scavi di calcare, nella valle di Neander, in Germania.
I Neanderthal cacciavano attivamente Mammiferi preistorici, come Bison Priscus, un bisonte alto quasi due metri al garrese, e con corna lunghe un metro, che spesso compaiono nelle pitture rupestri come quelle rinvenute nella grotta di Altamira (vedi foto qui sopra), in Spagna.
I Neanderthal e poi i sapiens potevano contare su armi sempre più evolute ed efficaci; manufatti litici come punte di freccia sempre meglio costruite e con nuovi materiali, insieme ad archi, bastoni da lancio, zagaglie, asce e lame affilate costituirono un enorme passo avanti per lo sviluppo umano. In particolare, Homo sapiens seppe mettere a punto strumenti tecnologici di grande qualità. Essi permisero un maggior successo nella caccia e nelle altre attività quotidiane; molto probabilmente un grande vantaggio nella competizione con i Neanderthal, che popolavano l’Eurasia.
Di fatto, Homo sapiens uscì dall’Africa -dove era comparso 300.000 anni fa- spostandosi verso l’Europa; dopo circa 250.000 anni, ed entrò in contatto, anche ibridandosi, con i Neanderthal -che abitavano l’Eurasia- e che scomparvero dopo circa 10.000 anni.
Molto probabilmente l’incontro delle due specie favorì i sapiens, suggerendo l’ipotesi che essi rappresentarono una delle cause dell’estinzione dei Neanderthal.
Da allora, Homo sapiens rimase l’unica specie umana, presente ora sul pianeta Terra con quasi otto miliardi d’individui. Questa specie siamo, noi, Homo sapiens sapiens.
Sull’Arca di Noè puoi fare un viaggio nel passato della nostra specie, ed entrare nel mondo della preistoria, trovare diversi manufatti litici che appartenevano all’uomo nostri antenati e scoprire la megafauna del Paleolitico. Inoltre potrai approfondire la tua conoscenza sui fossili, anche per mezzo degli articoli scientifici del Portale del Naturalista e di altre notizie e curiosità presenti nel sito.