Le ammoniti, molluschi marini… in montagna!
Vi sarà sicuramente capitato di osservare in stratificazioni della roccia strane forme a spirale pietrificate, magari durante un’escursione in montagna, o nelle vetrine di un museo, oppure nelle illustrazioni di qualche libro. Si tratta dei resti fossili delle conchiglie di antichi molluschi marini, chiamati più comunemente ammoniti. Le ammoniti, i più diffusi e caratteristici macrofossili di invertebrati del Mesozoico, si estinsero in massa nel Cretaceo, circa 60 milioni di anni fa. Gli ultimi loro discendenti viventi sono i generi Nautilus ed Argonauta.
Questi organismi erano dotati di una conchiglia esterna, costituita prevalentemente da carbonato di calcio, dalla forma di cono senza base avvolto a spirale. Innumerevoli sono le testimonianze fossili arrivate sino a noi, molte delle quali perfettamente conservate.
Insieme ai dinosauri, le ammoniti sono le forme di vita fossile più note al pubblico.
L’Ammonite, un mollusco divino
Ammon, per gli antichi egizi, era un’importante divinità a cui erano associati l’oca e l’ariete. Per lo storico dell’epoca romana Plinio il Vecchio, la forma a spirale della conchiglia delle ammoniti ricordava quella delle corna d’ariete, e collegò questi animali al dio Ammon; le chiamò “corna di Ammon”: ecco l’origine del nome di questi animali. Per i paleontologi, le ammoniti sono considerate “fossili guida” molto importanti, sotto diversi aspetti. Infatti, grazie alla loro straordinaria diffusione nei sedimenti marini, possono offrire una grande quantità di materiale per le osservazioni. Possono essere utilizzate non solo per la datazione delle rocce sedimentarie, in particolare del Paleozoico e Mesozoico; ma anche fornire un rilevante contributo agli studi di biologia evolutiva. In aggiunta offre anche agli studiosi la possibilità di ricostruire gli scenari ambientali del periodo nel quale sono vissuti.
Una evoluzione molto rapida e creativa
Le ammoniti appartengono alla classe dei molluschi cefalopodi, che annovera, oltre le specie attuali, diversi ordini estinti, come per es. Belemnoidea e Orthocerida. La loro rapida evoluzione, soprattutto nel Mesozoico, ha prodotto una varietà di specie dalle dimensioni che variano in media da 2-3 cm fino a 10-20 cm. Sono tuttavia state rinvenute ammoniti che misurano fino a 50 cm, ma anche specie giganti, come Parapuzosia seppenradensis: un esemplare ritrovato, incompleto, in Germania, misurava 1,8 m; si è calcolato che, integro, dovesse avere un diametro di 2,5 m!
La maggior parte delle ammoniti comunque ha dimensioni più contenute, come i generi Cleoniceras, Goniatites o Phylloceras. Anche la superficie della conchiglia è diversa nelle varie specie: alcune sono lisce, altre, come Douvilleiceras orbignyi, presentano asperità dovute alla presenza di tubercoli e spine, nell’animale in vita. Spettacolari sono invece i disegni a forma di foglia (sutura filloide) o di una struttura frattale, presente sul guscio di questi molluschi.
Prede e predatori
I resti del cibo ritrovato in alcuni esemplari e anche in coproliti (materiale fecale fossile) confermano che l’alimentazione delle ammoniti era molto variata, potendo comprendere crostacei, bivalvi e gasteropodi; viceversa, poiché vivevano in gruppi molto numerosi, erano anche loro stesse una fonte di cibo molto appetita dai predatori, soprattutto grandi rettili marini, come ittiosauri, plesiosauri o notosauri: parecchi esemplari sono difatti stati ritrovati con fori nella conchiglia, che corrispondono alla posizione dei denti di mosasauri, giganteschi rettili marini del Cretaceo, ed altre addirittura con i denti degli animali al loro interno.
Sottomarini con la conchiglia
La particolare struttura della conchiglia, organizzata in camere, permetteva alle ammoniti di nuotare con molta efficacia. Una serie di camere stagne, conseguenti allo sviluppo dell’organismo, seguivano la camera di abitazione, l’ultima, quella più grande aperta verso l’esterno, in cui viveva l’animale. Queste camere, percorse da un sifone, potevano essere riempite di gas. Ciò consentiva alle ammoniti di galleggiare e di scendere in profondità o risalire alla superficie, proprio come un moderno sottomarino; in aggiunta, possedevano per spostarsi un sistema di propulsione a getto proprio come gli attuali polpi, seppie e calamari.
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