Alle radici dell’ambra
Provate a pensare di essere una pianta. Come fate a difendervi da un attacco nemico?
Scappate? No, non avete arti, ali o pinne. Cercate di nascondervi? Impossibile, non potete muovervi. Chiedete aiuto ai vostri simili? No, non avete una voce. Sembra proprio che non vi resti altro che capitolare. Invece, una soluzione c’è: potete scoraggiare il vostro assalitore, se qualcosa che vi appartiene è così fastidiosa da costringerlo alla resa.
Secondo le ipotesi più accreditate, sembra che la produzione di resina sia un efficiente meccanismo di difesa contro gli attacchi di parassiti e fitofagi. Si dà il nome di “ambra” a questa sostanza di origine vegetale, giunta fino a noi dopo un processo di fossilizzazione, che ci ha regalato una meravigliosa gemma naturale.
Una trasformazione non sempre facile
La resina si trasforma lentamente in ambra in seguito a fenomeni di polimerizzazione, causati da pressione e temperatura elevate; se però non è resistente a sole, pioggia e all’attacco di batteri e funghi, si attiva il processo di decomposizione, che impedisce la formazione del pregiato materiale. L’ambra proviene da due tipi di resine: terpeniche, prodotte da conifere e angiosperme, e fenoliche, che si rinvengono solo nelle angiosperme. I vari tipi di ambra sono raggruppati in numerose classi in base alle diverse caratteristiche chimiche.
I colori dell’ambra
Le regioni che si affacciano sul mar Baltico ospitano i più grandi giacimenti di ambra. Depositi degni di nota si trovano anche in Colombia, Messico, Russia, Santo Domingo. I colori di questa gemma organica sono nelle tonalità del giallo, marrone, arancio, verde, rosso; alcune varietà mostrano effetti fluorescenti e hanno inclusioni di minerali. In Italia è possibile trovare ambra fossile in Sicilia, sulle sponde del fiume Simeto.
La manna dei paleontologi
L’ambra è una vera manna per i paleontologi, che hanno a disposizione campioni fossili di forme di vita che altrimenti avrebbero difficilmente conosciuto.
Insetti, ragni, anfibi, crostacei, ma anche batteri, polline, microinvertebrati marini, foglie, fiori, sono solo alcuni degli elementi che la resina può casualmente inglobare e che ritroviamo nell’ambra fossile. I laboratori scientifici di tutto il mondo hanno una grande quantità di reperti ancora da analizzare e ogni giorno se ne aggiungono di nuovi.
Queste resine fossili sono utilissime per fornire informazioni non solo riguardo alle specie animali e vegetali del passato e alla loro evoluzione, ma anche per ricostruire le modificazioni degli ecosistemi e del clima. Uno dei più antichi ritrovamenti di artropodi fossili inclusi nell’ambra, risalente a più di 230 milioni di anni fa (Triassico superiore), è avvenuto in Italia nel 2012.
Ambra per clonare un dinosauro?
Per gli appassionati di Jurassic Park o Jurassic World, il sogno di poter clonare i dinosauri rimarrà purtroppo tale. A dare questa cocente delusione è lo stesso mondo scientifico che taglia corto sulla possibilità di ricreare i dinosauri da materiale genetico recuperato da un loro frammento osseo o dal sangue prelevato da zanzare rimaste poi intrappolate e fossilizzate nell’ambra, come prevedeva il progetto dei film della saga.
L’idea è solo una finzione cinematografica: nella realtà il DNA sarebbe da tempo degradato. I nucleotidi, cioè le molecole che costituiscono i mattoni del DNA, nella nostra specie corrispondono a circa 3 miliardi di lettere che, scritte una accanto all’altra, riempirebbero 80 volumi di 1000 pagine ciascuno, analogamente a quello dei dinosauri. Anche ipotizzando che questo materiale sia sopravvissuto ai processi di demolizione organica, gli shock termici e barometrici ripetutesi per milioni di anni hanno causato sicuramente una frammentazione (denaturazione) delle proteine che tengono insieme la doppia elica di DNA.
Nella più ottimistica delle previsioni, la percentuale di nucleotidi in sequenza corretta sarebbe così bassa, che equivarrebbe a poche centinaia di parole in tutto, sparse qua e là senza ordine nelle 80.000 pagine dei volumi. Sarebbe quindi come cercare di ricomporre il puzzle più difficile del mondo senza vedere l’immagine e senza sapere se ci siano pezzi mancanti. In Jurassic Park, vengono aggiunte sequenze di DNA di rana al posto di quelle mancanti, ma questo non darebbe un dinosauro, piuttosto un ibrido.
In terzo luogo, l’idea che per clonare un animale preistorico sia sufficiente un filamento del suo DNA è ancora una volta fantascienza. Il DNA è un punto di partenza, ma lo sviluppo dell’embrione avviene nell’uovo, grazie a un’orchestra di geni che si accendono e spengono in seguito a una serie di segnali ambientali. Pertanto sarebbe necessario un uovo di dinosauro. Nel film si utilizzano uova di struzzo, ma secondo gli esperti non potrebbe funzionare: si è dimostrato, infatti, che non è possibile ottenere un pollo da un uovo di struzzo e lo stesso varrebbe per un dinosauro, anche se si utilizzassero uova di coccodrillo.
Bella e utile
Fin dal Periodo Neolitico, la bellezza dell’ambra ha sempre suscitato l’interesse dell’uomo.
Monili, bracciali, ciondoli, collane, cammei, orecchini, anelli, valorizzati dalla presenza di questa preziosa resina, sono esposti nelle gioiellerie di tutto il mondo. L’ambra riveste un ruolo molto importante nella cristalloterapia, perché è versatile e può apportare diversi benefici: allontana preoccupazioni e ansie e aiuta a dormire bene; facilita la guarigione, riduce la pressione sanguigna, favorisce la digestione e possiede proprietà antibatteriche.
Venite a trovarci sul sito dell’Arca di Noè, scoprirete come i nostri esemplari di ambra provengono dalle migliori aree di raccolta del mondo e sono disponibili non solo come materiale grezzo e con inclusioni di vari e specie di insetti o ragni, ma anche in forma di gioielli.