18 maggio 1980 il risveglio del Vulcano. L’eruzione del Monte Saint Helens
18 Maggio 1980 ore 8.32 il Vulcano si risveglia. A molti di noi questa data non fa venire alla mente nulla di particolare. Ma per la maggior parte degli americani, il 18 Maggio 1980 difficilmente si cancellerà dalla memoria, perché è la data di quella che è considerata la più catastrofica Eruzione Vulcanica degli Stati Uniti. Quel giorno, infatti, il Vulcano St. Helens (Sant’Elena in italiano) dopo un sonno di 123 anni, si è risvegliato liberando una potenza di 24 megatoni, pari a 1600 volte -sì, avete letto bene- la potenza della bomba di Hiroshima! L’evento ha devastato un’area di oltre 600 km quadrati, portando ad una riduzione della sommità di circa 400 metri, con un cratere largo dai 2 ai 3 km e profondo 640 metri. Tutto questo senza dimenticare ovviamente le tante vittime ed i danni, per oltre 1 miliardo di dollari rapportabili a 4 miliardi attuali.
Ma andiamo in ordine, cercando di ripercorrere brevemente le varie tappe che portarono a questo catastrofico evento naturale. Il Monte Saint Helens è un Vulcano anzi per la precisione uno Stratovulcano attivo, che si trova nella catena delle Cascate nello Stato di Washington. Con i suoi 3000 metri di quota ed un paradiso naturale che lo circonda (il lago Spirit, i suoi ruscelli ricchi di trote e salmoni, le foreste popolate di orsi, linci, alci, ecc.) attirava ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. Tutti, ad eccezione degli Indiani che, ben consapevoli della sua vera natura grazie alle storie che si tramandavano, ne stavano ben lontani. Non a caso, infatti, lo chiamavano la Montagna di fuoco!
Cronaca di una Catastrofe. Il Vulcano comincia a svegliarsi dal suo sonno
I primi segni che il Vulcano si stava risvegliando cominciarono a fine Marzo 1980, con uno sciame sismico che andò via via crescendo con il passare dei giorni: ci furono terremoti anche di forte intensità, per tutto il mese di Aprile e Maggio, segno inequivocabile che il magma sotto al Vulcano aveva ricominciato a muoversi.
Il 27 e poi di nuovo il 29 Marzo ci furono due eruzioni, che portarono alla formazione di due nuovi crateri. Queste scagliarono in aria massi e vapore, producendo una colonna di cenere di oltre 2000 metri. In particolare, ciò che destò di più l’attenzione dei curiosi accorsi, ma soprattutto degli studiosi, fu una specie di “bubbone”, ossia un rigonfiamento del terreno che si formò sulla parete nord della montagna. Arrivò a sollevarsi di ben 120 metri, aumentando di circa un metro e mezzo al giorno, minacciando il Lago Spirit dove si trovava tra l’altro un campeggio di boy-scout e molte case di villeggiatura.
Tutti questi segnali, i terremoti, il vapore, il terreno deformato, in realtà furono una fortuna, perché portarono le autorità a dichiarare lo stato di emergenza il 3 Aprile, facendo evacuare una vasta area intorno al Vulcano e ponendo dei posti di blocco e multe salate per chi avesse violato la zona rossa. Anche se questo portò alle proteste di molti, permise tuttavia di evitare una strage, con migliaia di vittime ed una catastrofe ben peggiore.
Ore 8.32 l’Eruzione del St. Helens ha inizio. Il Vulcano mostra al mondo tutta la sua Potenza
Alle 6 del mattino del 18 Maggio, il vulcanologo David A. Johnston, da un punto di osservazione a ben 10 km dal vulcano, fece i suoi rilievi, ma non notò nulla di strano che lasciasse presagire quello che sarebbe successo poco dopo.
La frana più grande mai registrata
Alle 8.32, infatti, un terremoto di magnitudo 5.1, proprio sotto il pendio nord, fece franare a valle, verso il lago Spirit, l’intero versante nord della montagna, provocando nel giro di pochi secondi la frana più grande mai registrata. Questa, viaggiando ad una velocità di 250 km/h, ricoprì un’area di circa 62 km quadrati con centinaia di metri di detriti. Riversandosi a valle poi provocò una gigantesca onda che s’innalzò dallo Spirit Lake di oltre 180 metri, causando un’ulteriore valanga di detriti ed alberi sradicati, e trascinando via con sè tutto ciò che si trovava lungo il suo percorso.
Il Flusso piroclastico con i suoi 700° C corre verso valle superando la velocità del suono: la più letale delle manifestazioni del Vulcano
In alto, intanto, la frana aveva lasciato scoperto il magma sottostante. Questo, sottoposto ad una pressione minore ma denso di gas e vapore, provocò una terrificante esplosione orizzontale attraverso la parete nord rimasta squarciata.
La conseguenza fu un flusso piroclastico laterale, mentre contemporaneamente il crollo del versante causò l’apertura di un altro cratere sulla cima del Vulcano, che diede origine ad una seconda eruzione, stavolta verticale, che sprigionò una colonna di cenere e roccia alta oltre 20 km.
Il devastante flusso piroclastico di ceneri, detriti, gas e roccia incandescente, con una temperatura di 700°C avanzò ad una velocità iniziale di 350 km/h accelerando ad oltre 1000 km/h e superando la velocità del suono. Al suo passaggio, fece evaporare all’istante il lago Spirit, uccidendo ogni forma di vita animale e vegetale, e lasciando solo devastazione per un’area a ventaglio di oltre 37 km.
La Colonna di Cenere raggiunge i 20 km di altezza: scende l’oscurità
Mentre la frana ed il flusso piroclastico avanzavano, una Colonna di Cenere a forma di fungo, o Colonna pliniana (così chiamata perché descritta per la prima volta da Plinio il giovane durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C), in pochi minuti raggiunse i 20 km di altezza, provocando una serie di fulmini che causarono altri incendi.
A tale disastro si aggiunsero i forti venti di alta quota, i quali trasportarono molto lontano la Cenere del vulcano. La quantità emessa fu tale che fece piombare nell’oscurità intere città distanti anche centinaia di km dal St. Helens con la successiva ricaduta di circa 540 milioni di tonnellate di Cenere Vulcanica. Nel giro di qualche giorno, la Cenere si propagò nell’atmosfera di tutto il mondo.
Come se non bastasse, l’enorme calore provocato dall’eruzione portò allo scioglimento dei ghiacci e delle nevi della montagna, causando enormi lahar: vere e proprie valanghe ed inondazioni di fango che si sommarono al materiale eruttato, travolgendo tutto con oltre 7 metri di piena e causando spesso più danni e vittime del magma stesso.
Il bilancio dell’Eruzione del Vulcano: distruzione e desolazione
Il bilancio di questa catastrofica Eruzione fu drammatico; ma poteva andare molto peggio, se le autorità, grazie alle conoscenze ed alle informazioni fornite dagli studiosi, non avessero evacuato e tenuto lontano abitanti e curiosi con rigidi posti di blocco per diverse settimane. Circa 600 km quadrati di foresta furono abbattuti e 6 milioni di grossi alberi secolari divelti come fuscelli; si stima che morirono 200 orsi, 1500 alci, 5000 cervi, migliaia di salmoni ed altri pesci; nonché decine di migliaia di uccelli, oltre agli innumerevoli piccoli Mammiferi ed Invertebrati di ogni genere. Ponti, case, strade: tutto fu spazzato via in un attimo dalla furia del Vulcano.
Insomma, un panorama degno di un girone infernale e che lasciò dopo di sè solo morte e desolazione. Il presidente Carter alla vista di ciò che rimase dopo l’eruzione del Vulcano disse che era più desolante del suolo lunare.
Le vittime del Vulcano. Un bilancio che poteva essere peggiore
Le vittime furono ufficialmente 57, anche se sulla stima ci sono alcune discordanze. A queste vanno aggiunte altre due vittime indirette, morte in incidenti stradali a causa della scarsa visibilità, più altre due morte per infarto mentre spalavano la cenere. In realtà, sarebbe potuta andare anche peggio, se si pensa che, il giorno dopo, ci sarebbero stati in zona centinaia di taglialegna e molti abitanti della zona. A questi infatti era stato permesso dalle autorità per il giorno successivo la possibilità di andare a prendere gli effetti personali nelle loro case. Il bilancio quindi poteva essere di gran lunga peggiore.
Alcuni nomi scolpiti nella Storia del Vulcano
Tra le vittime del Vulcano, quel giorno sul Monte St. Helens ci fu anche il vulcanologo che abbiamo citato all’inizio del nostro racconto David A. Johnston, di soli 30 anni, si trovava a 10 km circa dal vulcano per dei rilievi e fu il primo a rendersi conto della grande pericolosità del Vulcano lanciando quella stessa mattina, al momento dell’eruzione, un ultimo messaggio: “Vancouver, Vancouver ci siamo”.
Ma non possiamo dimenticare il fotografo americano Robert Landsburg che mentre filmava l’eruzione, capendo che non sarebbe sopravvissuto, riavvolse la pellicola, mise la fotocamera nello zaino e vi si stese sopra, per proteggerla con il suo corpo prima di essere investito dal flusso piroclastico. 17 giorni dopo, il suo corpo venne ritrovato sepolto sotto la cenere con lo zaino sotto di lui. Le sue foto, miracolosamente sopravvissute, furono sviluppate, ed anche grazie a queste persone coraggiose siamo a conoscenza di ciò che accadde veramente quel giorno fornendo molte nuove informazioni agli studiosi.
Tante storie di vita, come accade sempre in questi casi, meriterebbero ognuna un racconto a parte; ad esempio, quella di Harry Truman, un ostinato signore di 83 anni che viveva da sempre nel suo rifugio sul Lago Spirit, con i suoi 16 gatti. Egli si rifiutò di abbandonare la propria casa, ritenendo il Vulcano un amico che non gli avrebbe mai fatto del male. Dopo l’eruzione, il suo corpo non fu mai ritrovato, e a lui sono state dedicate anche delle canzoni.
Il Vulcano St. Helens entra nella leggenda e ad Hollywood
A seguito di questa drammatica eruzione del 18 Maggio 1980 ne seguirono altre più piccole anche negli anni successivi, fino al 2008. All’eruzione del Vulcano St. Helens sono stati dedicati due film: uno uscito l’anno dopo nel 1981, dal titolo in italiano “St. Helens, la montagna della paura”; ed un altro, sempre ispirato a questa eruzione, intitolato “Dante’s Peak, la furia della montagna”, in cui il protagonista Pierce Brosnan (il famoso James Bond) interpreta i panni del vulcanologo David A. Johnston che qui però ha una sorte migliore mentre il Vulcano del film è inventato.
Vulcani: la pericolosa ed affascinante potenza del nostro Pianeta a portata di clic
Questa è solo una delle tante eruzioni di Vulcani che hanno plasmato e continuano a modellare il nostro pianeta, portatori di vita e di morte, e che, proprio per questo motivo e per la loro potenza, ci affascinano da sempre.
Se desiderate trovare più informazioni o curiosità potete cliccare qui per leggere un altro articolo nel nostro Blog dedicato ai Vulcani , oppure se volete avere nelle vostre mani un po’ della Cenere originale che il Vulcano St. Helens quel giorno sparò fuori dalle viscere della terra, potete trovarla nel nostro Catalogo Minerali alla voce Meteoriti e Vulcani (ebbene si troverete anche Meteoriti, Impattiti, Sideriti, Tektiti) insieme a Bombe, Ceneri e Lava provenienti da tanti altri Vulcani che sono passati alla storia e fanno parte dell’immaginario collettivo, dal Pinatubo, al Kilauea, ai famosi Vulcani islandesi dai nomi impronunciabili, come l’Eyjafjoll, nonché il nostro amato Etna (disponibile anche Cenere e Lapilli dell’ultima Eruzione) e tanti altri ancora che sono parte della nostra storia e di quella del nostro affascinante pianeta.